Ho partecipato questa sera all’inaugurazione della mostra “In Veneto” di Guido Guidi. Tanta gente presente, lunga coda all’ingresso, più di quanto mi aspettassi, segno di quanto coinvolgimento abbia creato la rassegna P=S+N a Castelfranco Veneto in cui si inserisce anche la mostra.
Ho conosciuto la fotografia di Guidi alcuni anni fa attraverso un libricino di scatti tratti dall’archivio di Italo Zannier, e molte di quelle immagini anticipavano quelle che ho visto in questa mostra. Qui c’è il racconto di quel Veneto di periferia che a me tanto affascina, lontano dalle cartoline che raccontano questo territorio.
Sono quei luoghi che ho provato anch’io a raccontare nel mio lavoro sul paesaggio veneto, cercando di avere sempre lo sguardo dello straniero, di chi non vede quotidianamente lo stesso panorama. Guidi ha lavorato molti anni in Veneto e questo gli ha permesso di raccontare il territorio, divenuto anche suo, con lo sguardo silenzioso e attento.
Queste sue fotografie, che ormai hanno più di trent’anni, raccontavano quello che già stava diventando questa terra, un ambiente urbano diffuso e disomogeneo, a volte senza identità, sempre più lontano dalle proprie radici contadine e campagnole ma ancora distante dalla cultura industriale presente in altre regioni del Nord.
In questa mostra sono raccontati quei non-luoghi che sono senza tempo, si trovano oggi come ieri e solo chi ha la pazienza di osservarli capisce come la storia di un territorio e di una società non passi solo dai grandi avvenimenti, ma soprattutto dai cambiamente lenti e impossibili da riconoscere se non avessimo qualcuno che ce li mostra attraverso le sue fotografie.